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Gestione dello stress


L’influenza del dialogo interno disfunzionale nella reazione di stress: l’intervento psicoterapeutico ad orientamento cognitivo e la procedura “Stress Inoculation Training”

La psicoterapia cognitiva si fonda sull’assunto teorico secondo cui le reazioni emotive ed i comportamenti di una persona, sia funzionali che problematiche, sono influenzate dalle modalità di interpretazione, ovvero dal significato che la persona attribuisce alle varie situazioni.
E’ dunque l’interpretazione, la ‘percezione’ della situazione, piuttosto che la situazione in sé, che determina la conseguente emozione, il comportamento e la risposta fisiologica della persona.
Porre l’attenzione sui processi psicologici in base a cui la persona interpreta, valuta, spiega le sue esperienze consente di comprendere come il medesimo evento può generare in individui diversi (o nella stesso individuo in momenti della sua vita diversi) emozioni e comportamenti molto differenti a seconda di come questo evento viene percepito.

Sulla base di tali presupposti, il trattamento psicoterapeutico ad orientamento cognitivo è focalizzato sulla attenta individuazione dei processi psicologici che generano i sintomi cognitivi, emotivi e comportamentali presentati, e mediante l’utilizzo di strategie e tecniche terapeutiche adeguate allo specifico disturbo esaminato, interviene per interrompere i meccanismi di mantenimento, pervenire al superamento dei sintomi, ed alla costruzione di modi di pensare e di agire maggiormente funzionali al benessere individuale e relazionale della persona.
A tal fine, nell’interazione con lo psicoterapeuta, la persona viene sostenuta e affiancata in un lavoro finalizzato a comprendere, valutare criticamente e successivamente modificare le interpretazioni erronee (‘pensieri disfunzionali’), i comportamenti problematici e le sottostanti convinzioni disadattive (‘schemi cognitivi’) su cui si fonda il disturbo.

Rispetto alle problematiche di gestione dello stress, la Stress Inoculation Training è una procedura, elaborata da D. Meichenbaum (1985), figura eminente della psicologia cognitiva e comportamentale statunitense, finalizzata al miglioramento della gestione dello stress e delle sue conseguenze disfunzionali.
In termini generali lo stress può essere definito come la reazione di adattamento dell’organismo di fronte a fattori esterni o interni che creano una tensione fisica e mentale eccessiva.
Nella circostanza in cui la presenza di stimoli stressanti si protrae nel tempo (passaggio da “stress acuto transitorio” a “stress cronico”), lo stato di tensione costante a cui la persona si sottopone conduce ad una “iper-attivazione” psichica e fisiologica, ovvero ad uno sforzo esagerato.
Ciò porta dapprima ad un periodo di sopportazione-resistenza e, più avanti, ad un periodo di graduale esaurimento e logorio: in quest’ultimo caso si presenta un peggioramento del rendimento mentale e fisico e si manifestano sintomi evidenti (es. ansia, irritabilità, disturbi del sonno, alterazioni dell’umore, difficoltà di attenzione e concentrazione, palpitazioni, cefalea, indolenzimento al collo e alle spalle, etc.) che rappresentano i “campanelli d’allarme” dell’organismo.

Nell’ambito della psicoterapia cognitiva lo stress è concettualizzato come il risultato dell’interazione tra variabili ambientali e variabili dell’individuo, un’interazione nella quale l’interpretazione che la persona costruisce della situazione stressante riveste un ruolo molto importante nel determinare l’intensità della reazione di stress.
Nella prospettiva considerata, dunque, l’intervento psicoterapeutico si fonda sul presupposto secondo cui la persona non è “passiva” di fronte allo stress, bensì i modi in cui essa valuta e percepisce soggettivamente gli eventi stressanti (valutazione primaria) unitamente ai modi in cui tale persona valuta le proprie risorse, capacità di fronteggiamento e le alternative di azione (valutazione secondaria) influenzano gran parte del risultato finale nelle reazioni di stress.

Lo stress risulta quindi determinato sia dagli stimoli esterni sia dall’individuo, i cui pensieri (dialogo interno) e comportamenti possono intensificare oppure, viceversa, alleviare il problema. Per la persona è quindi di fondamentale importanza acquisire consapevolezza del contenuto del proprio dialogo interno (ovvero ciò che essa dice a se stessa), in quanto quest’ultimo può essere profondamente disadattivo (ad esempio, a causa di convinzioni ed aspettative di inefficacia e fallimento) e svolgere un ruolo cruciale nel generare un senso di “impotenza appresa”, ostacolare l’individuazione e l’utilizzo di strategie adeguate a gestire e risolvere la situazione problematica e condurre ad un blocco nell’agire.

Assume rilevanza evidenziare, inoltre, come stressor diversi richiedono risposte di fronteggiamento diverse, ovvero le strategie di fronteggiamento della persona necessitano di essere differenziate e flessibili, in quanto una strategia che potrebbe risultare utile ed efficace in una data situazione potrebbe non esserlo più in circostanze diverse. Per la persona è dunque necessario costruire un repertorio di abilità di fronteggiamento flessibile ed imparare ad adattare i comportamenti alle richieste situazionali, ossia ai vari contesti e obiettivi.
In tal senso, secondo F. Cohen (1984) “la questione chiave potrebbe non essere quali strategie di fronteggiamento usa un individuo, ma piuttosto quante ve ne sono nel suo repertorio e quanto è flessibile la persona nell’impiegare strategie diverse”.

In relazione a ciò, inoltre, si rileva come in alcuni casi le risposte di fronteggiamento più efficaci tentano di incidere direttamente sul problema, mentre in altri casi si focalizzano sull’alleviamento del disagio emotivo provocato dal problema.
Emergono quindi due differenti tipi ed obiettivi del fronteggiamento: “il fronteggiamento rivolto al problema”, finalizzato a superare la causa del disagio, ed “il fronteggiamento rivolto all’emozione”, mirato a gestire le emozioni o il disagio causati dal problema.
In situazioni vissute come potenzialmente modificabili, le forme di fronteggiamento rivolte al problema (ad esempio, la ricerca di informazioni utili, la presa di decisione, etc.) hanno maggiori probabilità di essere utilizzate. Viceversa, in situazioni di stress valutate come immodificabili, le strategie di fronteggiamento si rivolgeranno più probabilmente al compromesso, all’accettazione e in alcuni casi persino alla negazione del problema. In questi casi, quindi, il fronteggiamento rivolto all’emozione può consentire alla persona di modificare il significato di una situazione oggettiva di stress, alleviando l’impatto negativo provocato.
Spesso risulta necessario utilizzare una combinazione di strategie rivolte al problema e di strategie rivolte all’emozione.

In tale direzione, la procedura di Stress Inoculation Training ha l’obiettivo di sviluppare e rafforzare competenze ed abilità che si rivelano utili per affrontare situazioni problematiche e per aumentare le proprie capacità di tolleranza e di resistenza, a cui la persona può attingere nel presente e nel futuro per attenuare il più possibile l’impatto emotivo delle inevitabili situazioni ed eventi negativi e stressanti.
L’obiettivo di tale procedura può essere assimilato a quello della vaccinazione medica contro le malattie organiche, in quanto lo Stress Inoculation Training è finalizzato a costruire una sorta di “anticorpi psicologici”, ovvero delle abilità di fronteggiamento che consentono alla persona di aumentare la propria resistenza psicologica alle situazioni stressanti future.
A tal fine, è necessario che la persona acquisisca consapevolezza del ruolo delle proprie cognizioni (v. articolo) nella reazione di stress, attraverso l’automonitoraggio di pensieri, emozioni e comportamenti.
In conseguenza dell’acquisita consapevolezza delle cognizioni e comportamenti finora attuati nelle situazioni di stress, la persona ha la possibilità di individuare e correggere ciò che si rivela disfunzionale e tale da peggiorare la situazione problematica, e viceversa rafforzare e/o apprendere risposte maggiormente utili.

In tale direzione, alcune tra le strategie di fronteggiamento presentate nel Stress Inoculation Training sono:

  • Rilassamento psicofisico, in quanto un importante aspetto dello stress si riflette nella tensione fisica e nell’iperattivazione psicofisiologica;
  • Strategie cognitive, finalizzate individuare e modificare il dialogo interno che aggrava e mantiene lo stress;
  • Problem solving, che comprende i seguenti passaggi:
    – identificazione del problema;
    – selezione degli obiettivi;
    – individuazione di alternative;
    – analisi delle conseguenze;
    – presa di decisione;
    – implementazione;
    – valutazione;
  • Autodialogo guidato, mirato ad aiutare la persona a costruire autoaffermazioni positive utili a fronteggiare il senso di sopraffazione e ad accrescere la sua percezione di competenza e controllo della situazione.

Nell’ambito della procedura presentata è molto importante impegnarsi in momenti di esercitazione, dapprima solo immaginativi e in seguito a livello comportamentale, di difficoltà crescente, che consentono alla persona di sperimentare empiricamente quanto appreso a livello teorico e di alimentare la fiducia in se stessa e nella sua capacità di gestire la situazione problematica.

AUTORE: Dott.ssa M. Gaudio – Psicologa Psicoterapeuta
sedi: Mirano (Venezia) – Padova

Si consiglia la lettura dell’articolo
“Stress, ansia, attacchi di panico”

Dott.ssa M. Gaudio

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Le persone pensano ed agiscono sulla base dei significati che gli eventi hanno per loro, pur non avendo sempre consapevolezza di ciò che fa emergere questi significati

A. Salvini, 1998

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